venerdì 29 agosto 2014

Vasectomia

Avvertenza: il contenuto di questo post contiene dettagli clinici SOLO nel documento allegato. Il resto può essere letto con tranquillità anche da chi è particolarmente impressionabile. Non ci sono foto che possano spaventare. 

Per i miei 40 anni mi sono fatto un regalo che desideravo da tanto tempo: la vasectomia. Si tratta della sterilizzazione maschile. In sostanza, con un piccolo intervento, da considerare irreversibile, si ottiene l'effetto di non poter avere più figli.
In rete non è difficile trovare informazioni su come funziona questo intervento, con tutti i dettagli. Ovviamente non tutto ciò che si trova in rete è attendibile, anzi tutto va preso con le molle. Ho un documento che può essere utile a chi è interessato. Prima dell'intervento ho firmato un consenso in cui sono sintetizzate tutte le informazioni più importanti, a cui aggiungo poche cose:

1. Non c'è nulla di cui aver paura. Non è completamente indolore, ma si soffre meno che dal dentista. Dovrebbe esserne una prova già il fatto che stamattina ho fatto l'intervento ed ora sono qui a scrivere il post.
E, come scritto nell'informativa, non è una castrazione.

2. In Italia non viene eseguito in qualunque ospedale. Per poterlo fare sono andato a Brescia, dove ho trovato un'equipe eccezionale, sottolineo eccezionale, che mi ha trattato con tutti i riguardi. 

3. E' a pagamento. Qui a Brescia costa 500 euro. L'attesa è stata di 2 mesi, considerando che siamo a fine estate e questo intervento viene eseguito una volta al mese in questa clinica, non è un tempo lungo.

4. Non sempre viene effettuata. Di solito è richiesto che si abbiano 40 anni e due figli, comunque si passa prima a fare un colloquio e una visita preliminare col medico che, oltre a valutare eventuali controindicazioni, ascolta le motivazioni del paziente e lo informa. Nessun trattamento inquisitorio, si cerca di evitare a una persona di fare qualcosa di cui si possa pentire.

Ma non è esattamente di questo che vorrei parlare. Come dicevo, chi vuole delle informazioni attendibili per scegliere se fare o no questo intervento non deve affidarsi alla rete, nemmeno al mio blog, deve parlare con i medici e porre tutte le domande che ha.
Mi interessa più discutere di questa scelta.

Chi sceglie di fare questo intervento? A che età? Perché?
In Italia è un metodo poco diffuso, mentre all'estero molto di più, ho però letto un po' di bestialità che non mi sono piaciute.

Uno dei casi possibili è la scelta di una coppia. Lui e lei, relazione stabile, con anni di matrimonio/convivenza alle spalle, spesso con figli, decidono che la dimensione della famiglia è quella che desiderano come definitiva e scelgono questo metodo di contraccezione permanente.
La sterilizzazione maschile è meno invasiva di quella femminile. Per questo ho letto di molte donne che sostengono che la contraccezione non debba essere sempre affidata alla donna, che la vasectomia è un gesto di rispetto verso la propria compagna ed opinioni simili. Ho letto anche di una donna che ha scritto "vorrei farla fare a mio marito, ma non è d'accordo, ecc...". 
Non sono d'accordo. Ci sono due scelte che vanno considerate in maniera separata.
Una è quella di non avere altri figli (o di non averne affatto), l'altra è quella di sterilizzarsi. La prima è una scelta di coppia, la seconda è una scelta prevalentemente individuale.

Eh, sì, perché un conto è non voler allargare la propria famiglia, ma esistono i casi in cui le coppie si sfasciano, uno dei due vuole formare una nuova famiglia e desidera avere altri figli col nuovo/a partner. Quindi è indispensabile che chi si sterilizza ci pensi: in un'altra situazione potrei mai desiderare altri figli? Se la risposta è un no incondizionato, ok, altrimenti ritorna al punto precedente e pensaci ancora. E poi, sotto i ferri ci va uno solo e, per quanto poco invasiva, la modifica al proprio corpo la subisce uno solo.

Quindi, dicevo, una scelta prevalentemente individuale, ma comunque con l'appoggio del partner, che la condivida. Non si può imporre una scelta del genere al proprio marito (ma nemmeno alla propria moglie), deve essere la persona che lo fa a desiderarlo. Ma è importante anche che il partner sia d'accordo. Non solo per il fatto che questa scelta è definitiva, ma anche per l'importanza che ha, in una coppia, condividere le scelte individuali, appoggiarsi a vicenda.

Ci sono poi le coppie giovani, ma che sono molto sicure di non voler procreare. Ci sono i single, che desiderano poter cambiare sempre partner senza trovarsi mai nella situazione di essere costretti ad accasarsi. Ci possono essere altre situazioni, da tutte queste sono così lontano da non sapermi neanche esprimere, anzi, chi vuole farlo nei commenti, è benvenuto.

Quanta convinzione ci vuole per poter fare un intervento del genere? Tanta, davvero tanta. Non è una decisione che ho preso dall'oggi al domani. Ho cominciato a pensarci a 13 anni, quando ho scoperto l'esistenza di questa possibilità. Mi sono sempre detto che, quando avessi deciso quale dovesse essere la dimensione della mia famiglia, avrei potuto fare questa cosa.

Io credo, però, che ci voglia la stessa convinzione nel decidere di avere un figlio. Un figlio non può e non deve arrivare per caso, deve essere voluto, desiderato da entrambi i genitori, da molto prima di esistere. Se c'è solo, anche solo un piccolo dubbio nel pensare di volere un figlio o no, la risposta per me è sempre di evitare il concepimento. Se è solo uno dei due a voler procreare, meglio di no. Un figlio non voluto se ne accorge, lo capisce e vive male. 
Per non parlare di quella pessima, cattivissima, deprecabile, infame abitudine che hanno in molti casi le famiglie di origine, i genitori che vogliono diventare nonni e spingono i propri figli, che magari non sono convinti, a moltiplicarsi. Queste persone le condanno senza appello. Non so quanto vengano realmente ascoltate, ma quando questo succede, è facile che gli unici a essere contenti siano questi nonni, e forse nemmeno.

Io ero molto convinto anche nel non volere un secondo figlio. Su questo ci ho pensato per qualche anno, se scegliere di averne un altro o no (tre mai, sono contrario al terzo figlio sempre e comunque). Ma ho vissuto la gravidanza e il parto con una gran paura. Avevo paura di perdere mia moglie, anche se non c'erano rischi. Dopo il parto ho cominciato a pensare che era meglio di no, di non fare un altro figlio. In questi 5 anni sono state tantissime le volte in cui mi sono detto "meno male che è una sola" e mai ho pensato "ne vorrei un altro". Ho condiviso con mia moglie i miei pensieri e anche lei mi ha detto quel che pensa. La scelta è stata condivisa.

Un po' di dubbi ci sono stati solo perché temevo che mia figlia, come figlia unica, non sarebbe cresciuta bene. Ma su questo ho cambiato idea col tempo.
Ok, chi vuole, può leggere i dettagli clinici in questo documento. Chi vuole farmi qualche domanda può scrivermi. A presto


Aggiornamento: in questi giorni è stato pubblicato un post molto istruttivo sull'argomento, dove vengono dati molti dettagli su come, dove, perché della vasectomia. Lo trovate qui





martedì 26 agosto 2014

Le compagnie telefoniche

Con le compagnie telefoniche è sempre una lotta. Non si può mai parlare di un servizio e di un compenso dovuto, si deve sempre avere a che fare con un nemico.

Mi è stato suggerito di usare la pec per comunicare. Ha valore legale e sembra che sia più temuta delle consuete raccomandate A/R. Dopo aver penato col call center ho scritto questa pec:


Segnalo con la presente un errore nella fattura ...
Ne risulta un totale del conto telefonico di ... 21,30 € in più del dovuto.

Ho segnalato il problema all'operatore del call center 133, che ha inoltrato la segnalazione, indicando che l'importo verrà poi accreditato nella bolletta successiva, soluzione inaccettabile.

La fattura in questione, con scadenza 8/9/2014 deve essere infatti annullata e sostituita da una successiva con l'importo corretto. Non vi sono i presupposti legali perché H3g possa richiedere l'anticipo di una qualunque somma non dovuta al cliente riservandosi poi di stornarla successivamente. L'incasso di tale fattura costituirebbe reato di appropriazione indebita ai sensi dell'articolo 646 del codice penale.

Preciso quindi che, qualora tale azione dovesse avere luogo, mi rivolgerò alla magistratura perché il responsabile sia sanzionato penalmente.

Segnalo inoltre la grave scortesia dell'operatore che mi ha risposto, che oltre a rifiutarsi di inoltrare la mia richiesta di cancellazione della fattura, si è rivolto con toni aggressivi e, soprattutto ha chiuso la comunicazione senza che fosse arrivata a conclusione (mi ha sbattuto il telefono in faccia). Resto in attesa di conoscere le sanzioni che verranno applicate al vostro operatore per questo comportamento.

Esigo di essere tempestivamente ricontattato al n. ... per la soluzione di tale controversia

Luciano Canosa
Insomma, con questi presupposti una compagnia telefonica potrebbe anche chiedere un milione di euro, per poi rimborsarlo successivamente.
Vediamo cosa succede.

sabato 23 agosto 2014

La carta del coraggio

Sono uno scout.
Da sempre, per sempre.
Ho cominciato da piccolo, a 8 anni, come lupetto. E ho continuato ininterrottamente per altri 10 anni, poi con varie interruzioni per altri 10.
Lupetto, esploratore, rover, capo reparto. Negli scouts ci sono cresciuto, sono stati sempre una parte importante della mia vita e lo sono ancora anche se non ho contatti con un gruppo scout da anni.
Perché quando si sceglie di essere scout, lo si è per sempre. Fa proprio parte della promessa scout, la scelta di adottare uno stile di vita che si continuerà a mantenere anche quando si smette di indossare il fazzolettone.

Rispettare l'ambiente in ogni scelta quotidiana, essere attenti verso il prossimo, sempre pronti ad aiutare e mai indifferenti, partecipare attivamente alla vita della propria comunità invece di subirne passivamente ogni scelta, questi e tanti altri sono comportamenti che contraddistinguono, o dovrebbero contraddistinguere, uno scout. Intendiamoci, con tutti i difetti e le mancanze di ogni persona, a cominciare dal sottoscritto.

Anche se manco da tanto (e non escludo di tornare in futuro) non ho mai detto "sono stato scout", lo sono ancora. Sono cresciuto nell'Agesci. La c della sigla Agesci significa "cattolici".
Qualche settimana fa c'è stato un evento molto bello, di quelli che, per chi lo vive, non si dimenticano, di quelli che ad ognuno capitano, quando va bene, una o due volte, nella propria vita scout. Un campo nazionale. Proprio a pochi km da qui. A san rossore. Una zona da cui passavo fino all'anno scorso per andare a lavorare.
Non c'ero, ma ho percepito la vicinanza di questi ragazzi. Col cuore ho dato loro il benvenuto e mi ha fatto davvero piacere che siano stati qui.

Come dicevo, una caratteristica che contraddistingue uno scout è il fatto che prende parte attivamente alla vita della propria comunità. Dagli scout provengono spesso politici, giornalisti, scienziati, persone che cercano (ognuna come crede che sia possibile) di lasciare il mondo un po' migliore di come lo hanno trovato.
Durante questo evento è stata consegnata al presidente Renzi e al cardinale Bagnasco la carta del coraggio.
Ho avuto modo di leggerla solo in parte (il testo integrale è disponibile qui), ma la trovo un documento stupendo. E' stato scritto dai ragazzi (ragazzi dai 16 ai 20 anni) con un lavoro che è durato un anno.

Purtroppo sta passando molto sotto silenzio e, nelle poche occasioni in cui ne ho letto, ho trovato un ostruzionismo da paura.
Vorrei riprodurre alcuni punti di questa carta. Una delle cose più belle che ha è che per ogni punto ci sono due paragrafi. Il primo dice "Ci impegniamo" e il secondo "Chiediamo". Questo è lo scoutismo che conosco. Non solo richieste, e al tempo stesso, nessuna sottomissione. E mica paroloni vuoti. Frasi molto chiare, impegni e richieste precise.
Scusate se ne riporto solo una parte così ristretta, ma il documento è molto lungo.




Devo precisare una cosa: ai ragazzi che fanno parte dell'Agesci NON è richiesto di essere cattolici. La proposta cattolica fa parte del percorso educativo, si lascia che i ragazzi crescano, la mettano in discussione, facciano le loro scelte. Solo a chi vuole diventare un educatore è richiesta la scelta cattolica.
Qui, però, l'associazione non transige. Non è permesso a chi vive una situazione di contrasto col vangelo (conviventi etero od omosessuali, divorziati risposati ecc), di prestare servizio educativo.
Il concetto di per sé non è sbagliato. Non si può predicare bene e razzolare male. Non è permesso fare i capi nemmeno a chi ha carichi penali e, udite udite, non è permesso nemmeno a chi sta svolgendo un mandato politico (questo per mantenere una neutralità e un'indipendenza nei confronti dei partiti).

Il punto è che è sbagliato il principio alla radice. Ma che minchiate mi viene a dire la chiesa cattolica? Che due omosessuali o lesbiche non sono una famiglia? Gesù mica ha detto questo. Anzi:

In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo.
19 In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. 20 Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro

(dal vangelo di Matteo). Mica dice Gesù che debbano essere per forza un uomo e una donna, o che debbano per forza fare figli. O meglio, lo dice in seguito, ma non dice mai che debba essere l'unica scelta possibile. Anzi, a me questo punto 19 non lascia dubbi, il matrimonio gay è benedetto.
Mi ritengo cristiano, ma ho preso molto le distanze dalla chiesa cattolica. E' da tanto che penso che ci debba essere il matrimonio gay in chiesa, che debba esistere l'adozione per le coppie omosessuali, che ci debba essere il sacerdozio femminile, che il celibato imposto ai preti sia una cagata pazzesca. E non vado più a messa, perché non ne potevo più di quest'ora vissuta con tolleranza, aspettando solo che finisca, in cui la maggior parte del tempo è dedicata a ripetere a memoria le stesse preghiere e tante volte l'omelia, che dovrebbe essere la parte più significativa, è inascoltabile. Ho conosciuto qualche prete veramente valido, pochissimi, e alle loro messe sono sempre andato volentieri, a volte ci ho collaborato. Ma sempre una minoranza molto ristretta.
E cosa scopro? Che i ragazzi presentano delle richieste alla chiesa. Questo nessuno aveva mai avuto il coraggio di farlo. Di dire alla chiesa "basta imposizioni", siamo cristiani e contiamo anche noi. Vogliamo dire la nostra, così non va bene e chiediamo un cambio.

Ho letto dei commenti allucinanti. Non riesco a linkarli, ma ne copio qualcuno:
- chiediamo al Papa, ai vescovi, alla chiesa... che cacchio chiedono??????? Obbediscano e stiano zitti!+
- ecco appunto che quel voler scavalcare l'autorita' da parte dei cattolici, mi fa piu paura di tutto il resto
Forse non hanno capito che il cattolicesimo non è una democrazia... ma una Monarchia! Viva Cristo Re!
...

Tutti i commenti che sto trovando in giro sono di questo tono. La chiesa ha sempre in bocca la parola "rinnovamento", ora che questi ragazzi il rinnovamento lo chiedono, senza mezzi termini, a chiare lettere, la chiesa risponde no. 
Io continuo a stupirmi e ad essere scandalizzato da queste posizioni conservatrici. Non pensavo che potessero esserci così tanti squilibrati, fanatici religiosi che non hanno nulla da invidiare ai jihadisti.
Poi mi ricordo che ho dovuto lavorare anche io con una "persona" così. Un fanatico destinato all'ultimo girone infernale per come si divertiva a trattare la gente come merda.
La cosa che più mi infastidisce è la pretesa di continuare a mantenere questa struttura fatta di dogmi e di imposizioni dall'alto. Il papa sarebbe Cristo in terra, infallibile. E soprattutto, ci si è autoproclamato. 
Ma 'na cippa di minchia! Il papa non è Cristo in terra e non è più infallibile di me. Ed io che mi sento cristiano voglio partecipare in maniera democratica alla vita della chiesa. Matrimonio gay si o no? Ai voti! Un miliardo di coscienze sapranno decidere. 
E invece pensano sempre di essere a scuola. Ma di quelle scuole di ultima categoria, in cui si mette a tacere l'alunno, con un "zitto tu che non capisci". Il prete, il papa, è l'esperto, è il professore, e il fedele resta un alunno a vita. 
Qualche anno fa, durante una messa, ho ascoltato con attenzione l'omelia, che ritengo la parte più importante. Mi ha fatto arrabbiare. Mi sono alzato a metà e me ne sono andato. Poi, alla fine della messa, sono tornato indietro, ho avvicinato il parroco, gli ho detto che mi ha offeso e che il Signore perdoni le sue bestemmie.
Questi ragazzi che non abbassano la testa mi piacciono, tanto. Mi rappresentano, mi sento uno di loro. E li ringrazio per questo lavoro. Non arrendetevi, continuate così.

Ringrazio chi ha avuto la pazienza di leggere questo post fino in fondo e vorrei aggiungere un paio di cose:

- i commenti sono tutti benvenuti, da parte di chi appartiene a qualunque fede religiosa (o anche a nessuna), orientamento sessuale ecc. E sono benvenuti i commenti di chi la pensa diversamente da me. La diversità è sempre una ricchezza, quando la si vive come tale. 

- spero di non aver fatto sbadigliare gli atei, che magari potrebbero anche aver lasciato la lettura di questo post a metà (sacrosanto diritto del lettore). 

- per questa volta non ce l'ho fatta a mettere un po' di foto. Il fatto è che questo è un periodo abbastanza impegnativo, mi aspettano 3 esami universitari ed un piccolo intervento chirurgico. Poi ve li racconto. Anzi, non pensavo di scrivere oggi, ma a un certo punto mi prudevano proprio le mani.

- in realtà ci sarebbe da parlare molto anche degli altri aspetti, non solo del matrimonio gay, ma già così ho sproloquiato oltre ogni limite.

- ci sono tanti temi di cui vi voglio parlare, il tempo è poco e i post si diradano, restate sintonizzati

lunedì 18 agosto 2014

Cortés - La prima (seconda parte)

Rieccomi con la seconda parte della storia.
Siamo nel 2000, io ho 26 anni e a casa mia arriva internet. E io sapevo cosa farne. Per me era ancora qualcosa di relativamente nuovo, avevo avuto poche occasioni di conoscere la rete, ma avevo sentito dire che ci si potevano fare tante cose. C'erano notizie su giornali e telegiornali che parlavano anche di coppie che si erano formate grazie al web.
Tutto questo oggi fa sorridere, ma se ci guardiamo indietro di veramente poco viene difficile pensare a come era la vita prima di internet. La mia era completamente diversa, tanto ma tanto davvero. Certo, se fosse arrivato almeno una decina d'anni prima, sarebbe stato molto meglio, credo che la mia adolescenza sarebbe stata migliore. Comunque, così è andata e così doveva andare, io e la rete ci siamo incontrati allora. L'occasione non l'ho persa.
Oltre, però, ai costi alti, soprattutto di giorno, con la tariffa urbana a tempo, stare in rete occupava il telefono, così vigeva una sorta di coprifuoco al contrario: era permesso andare in internet solo dopo le 22.
A me andava bene lo stesso, un po' sono sempre stato notturno, poi gli orari di lavoro allora me li sceglievo io.

Per  raggiungere il mio fine, il mezzo utilizzato è stato la chat.
Ogni notte, per due anni.
Perché mica era facile, eh! E mica mi volevo arrendere. Lo dico sempre, finora non mi sono mai potuto permettere di arrendermi. Prova e riprova mi sono costruito una piccola rete di amicizie che ho approfondito un po'. Piccolo dettaglio: dati gli orari, la cosa più facile che poteva succedermi è che fossero in linea persone dal continente americano.
La prima persona che ho conosciuto è stata la Professoressa. Una signora argentina, sposata con un italiano, che con un bel po' di pazienza mi ha insegnato lo spagnolo. E' una persona splendida, con cui ho ancora un bel rapporto. Ne parlerò ancora.
Ero in chat per trovare la mia anima gemella. Ancora non avevo ottenuto questo risultato, ma avevo conquistato una bella amicizia e in più stavo imparando una lingua che avrei desiderato studiare da un bel pezzo. In quel momento, però, è scattato qualcosa. Ho capito che difficilmente la donna della mia vita poteva essere italiana. Io credo di essere sempre stato una persona molto, molto dolce. Eccessivamente per i gusti delle ragazze italiane. E desideravo una ragazza dolcissima. Più dolce di qualunque ragazza avessi conosciuto fino ad allora.

Ho abbandonato allora la chat italiana e mi sono diretto dove mi portava il cuore: in America latina.
Forse oggi non dico niente di nuovo, ma tra il 2000 e il 2002 nessuno mi aveva detto come sarebbe stato cercare una relazione in chat. Allora la chat vocale non riusciva sempre bene, il video ancora meno. In gran parte si scriveva e basta. E quando non si può fare altro che scrivere, si è costretti a comunicare in maniera molto esplicita. E' più facile conoscersi. Ma dietro uno schermo è più facile anche raccontare bugie, si può mentire completamente, sulla propria identità, su ogni cosa. E ho trovato anche una persona che di bugie ne ha raccontate tante.

Ma ho trovato anche Lei, Mi Vida. E il mondo è cambiato. L'ho trovata quasi subito, ma ci sono voluti quasi tutti, questi due anni, per conoscerla e per innamorarmene. Ma poi è stata una strada senza ritorno.
E in questo periodo la Professoressa è stata per me una persona importantissima. Con tanti consigli e incoraggiamento, mi ha aiutato davvero ad arrivare fino in fondo.
In chat, io e Mi Vida ci siamo "fidanzati", per poi cercare e trovare il modo di incontrarci di persona.

E così è arrivato il mio primo viaggio in Messico. Leòn (Guanajuato), settembre 2002. Partito con tanta insicurezza, con tanta paura, e chi non ne avrebbe in una situazione del genere? Ho avuto sempre paura nei momenti importanti, decisivi, trovo che sia davvero un buon segno.
Un mese insieme, in viaggio per il Messico. Al terzo giorno insieme mi sono detto:
"tutto questo è meraviglioso, come faccio a fermarlo, a tenerlo per sempre?". La risposta ce l'avevo. E così le ho chiesto semplicemente:
"Quieres ser mi esposa?"
un pianto, bellissimo, è stata la risposta. Era un sì.

Dopo quel mese abbiamo dovuto affrontare ancora dei periodi di separazione per sistemare un po' di cose. Ma eravamo decisi. A giugno 2003 parto per il Messico, con l'intenzione di restarci a vita. E nel 2004 abbiamo celebrato i due matrimoni.
Da allora ne abbiamo passate tante. Di difficoltà non ne sono mancate, ma anche di gioie. 5 anni fa è arrivata "la Tremendazza", che ha portato alla famiglia l'allegria quotidiana.
Facciamo pure tutte le battute che vogliamo sulla vita coniugale, ma credo di essere una delle persone più felicemente sposate. 10 anni di matrimonio qualche mese fa.
Non tornerei mai indietro, gli anni più belli della mia vita sono questi. Grazie, Vida mia.

venerdì 15 agosto 2014

Cortes - La prima (prima parte)

Dicevo, la prima e la più importante delle tre scelte l'ho fatta una volta sola e in maniera decisa. Ed è stata l'unica cosa della mia vita che ho fatto con una convinzione così totale.
A gennaio e ad aprile io e mia moglie abbiamo festeggiato i nostri 10 anni di matrimonio. Come mai due date? Eh, il matrimonio concordatario non c'è mica dappertutto, in molti posti del mondo se vuoi il matrimonio civile e quello religioso devi farli in due momenti separati.

Ma andiamo con ordine.
Io sono sempre stato uno di quelli convinti, nella vita, di desiderare il matrimonio. Pure a 12 anni, quando tra i coetanei nessuno ci pensa o molti dicono che non vorrebbero mai sposarsi, io lì convinto, che sapevo che avrei voluto sposarmi e nessuno me lo levava dalla capa.

Ma, allo stesso tempo, non credevo proprio di poterci riuscire a formare una famiglia. Perché per me i rapporti con l'altra metà del cielo erano ben difficili. O, magari, facciamo, più che difficili, inesistenti.
Non che non mi innamorassi, anzi, mi sono innamorato tante di quelle volte... è che proprio, ahem, come dire, non venivo corrisposto, ma proprio mai mai. Insomma, io inviavo l'asso di cuori e mi tornava indietro il due di picche. Zero amori adolescenziali, il primo bacio dato a quasi 19 anni, per una storia che durò comunque pochissimo.

Poi le cose sono un po' peggiorate. Eh, non è che non potessero peggiorare, potevano benissimo. Perché, se fino a che ho avuto molte opportunità di conoscere ragazze, innamorarmi, dichiararmi e prendermi il su menzionato due di picche, poi, a un certo punto, queste occasioni sono finite. Tra i vari spostamenti da una città all'altra dopo le scuole superiori, e un lavoro che isola dal mondo, mi sono ritrovato spiazzato.

L'ho detto che sono una capa tosta? E' una caratteristica ereditaria e migliora di generazione in generazione (mia figlia è riuscita a battermi). Le occasioni non arrivavano? E io me le sono create. 
Come dice Alfredo (Philippe Noiret) in Nuovo Cinema Paradiso: 
"il progresso sempre tardi arriva"
tardi era tardi, ma non troppo. 
(...) continua

giovedì 14 agosto 2014

La salsa

Dichiaro ufficialmente conchiusa la stagione della salsa.
Dicesi salsa la conserva di pomodoro eseguita rigorosamente con metodi naturali, senza veruno uso di chimiche schifezzuole, allo scopo di manducare in più occasioni durante l'anno la migliore delle prelibatezze che l'ingegno umano abbia mai concepito: la pasta col sugo.
Si soleva fino a non molti anni or sono, e si suole ancora, ove e quando ve ne è l'opportunità, praticare quest'arte con appositi ingombranti macchinari per la spremitura del pomodoro e con un calderone che rimembra quello dei sabba stregoneschi.
Oggi invece, costretti come siamo a viver in anguste magioni, ove simili aggeggi non trovan loco, serbando comunque il desio di perpetrare tale importante tradizione nonché di trasmetterla alle future generazioni, ci adoperiamo affinché il tutto sia adattato ai piccoli spazi.
S'illustrano qui di seguito le fasi di codesto procedimento.

Dopo aver provveduto all'acquisto della necessaria quantità del venerabile ortaggio, in ragione di 50 Kg per noi che siamo tre, si provvede a mondarlo di ogni impurità.


Poscia si procede alla bollitura dello stesso.


Indi alla spremitura. 



 E' d'uopo notare che il mio giovane virgulto (da qui in poi conosciuto come "la tremendazza") ambisce e gioisce nel prender parte a tale lavoro, nel quale acquisisce, ahimè, funzione direttiva



Si provvede ordunque, a porre il sublime prodotto sì ottenuto in vasetti di vetro, senza obliare di aggiungervi alcune foglie di basilico acciocché la fragranza sia sublime il giorno dell'apertura.


Si pone alfine tutto in un calderone, con cura di porre tra i vasetti alcuni strofinacci da cucina perché i suddetti non abbiano a rompersi.


Riempito il calderone d'acqua, dopo aver coperto i barattoli per bene si provvede a farlo bollire, almeno mezz'ora. Si lascia poi raffreddare tutta la notte per estrarre i barattoli freddi ed evitare ogni rischio di rottura del vetro.
S'ha da ripetere tutta l'operazione per più e più giorni, fino al completamento dei 50 Kg di pomodori. La tremendazza dopo le prime due volte non si recherà più a dirigere né ad aiutare, avendo soddisfatto ogni curiosità e ambizione, indi vi toccherà finirlo senza ausilio alcuno.

 

martedì 12 agosto 2014

Tre scelte

Credo che ci siano tre scelte che possono rendere una vita felice. O almeno tre principali.

La prima, la più importante, è quella della persona con cui si condivide la propria vita. La persona che si vuole sposare. O la scelta corrispondente (convivenza, restare single, o qualunque altra alternativa). Allargando un po' quest'idea si può dire anche "la scelta della famiglia che si vuole formare", se si desidera avere figli, naturali, adottivi, quanti...

La seconda direi che è il lavoro che si vuol fare. E anche qui direi che è sempre una scelta. Anche quando ci si accontenta di quel che si è trovato al momento, anche quando sembra che scelta non ce ne sia.

E la terza è quella del posto in cui si vive. Rimanere a vita nel posto in cui si è nati o spostarsi ogni secondo, prendere la cartina o il mappamondo e scegliere un paese a tavolino, oppure seguire una persona o un lavoro, in ogni caso è una scelta, anche quando non sembra. Anche quando "ci si trova" ad andare per forza da qualche parte. Come cambia tutto con la lingua che si parla, con il clima, con le persone che si trovano!

Non è che la scelta ci sia sempre, non è che sia completa, questo non succede mai. Anzi, tante volte è necessario adattarsi. Ma c'è di bello che su queste scelte ci si può, a volte, tornare, e migliorare la propria condizione.
Io ho fatto la prima di queste scelte con totale convinzione, una volta sola, e le altre... ne parliamo ancora, ve le racconto una per volta.

Eccomi

Eccomi qua, si comincia! Questo è il giorno che avevo scelto per cominciare con il mio blog.
Quarant'anni fra un mese esatto. Non tutti ben vissuti. Anzi, diciamo che di anni che ricordo con piacere ne ho pochi. Però, e questo è molto positivo, sono i più recenti.

Per il resto, meglio se riesco a non guardarmi troppo indietro. Due genitori da dimenticare, anni di scuola vissuti chiudendo gli occhi e aspettando che finisse, tanta solitudine, tanti sacrifici e sofferenze senza frutto... insomma, non venitemi a dire che i vent'anni sono il periodo migliore della vita. Per me no, non tornerei mai indietro, gli anni migliori sono quelli che sto vivendo ora.

Da quando? Quand'è che ho iniziato a vivere? Quando ho conosciuto mia moglie? Quando sono spariti dalla mia vita i miei genitori? Non lo so, forse un po' alla volta ho cominciato a desiderare di vivere e a lasciarmi indietro tutto ciò che volevo dimenticare. I quaranta per me sono un traguardo importante. A questo traguardo voglio arrivarci con molti pesi in meno, vivendo in maniera positiva. E per me è uno sforzo, eh!

E allora, di cosa parla 'sto blog? Mi chiederà chi comincia a leggere.
Lasciamo che sia una sorpresa, qualche primo post di presentazione in cui vi racconto un paio di cosette per conoscerci un po' meglio e poi lo scoprirete. Non a caso un sottotitolo non ce l'ho ancora messo, anzi, abbiate un po' di pazienza, ché sulla grafica e sui dettagli ci sto ancora lavorando.

Do il benvenuto a chi vorrà leggere. Per primi gli autori dei blog che sto leggendo, che trovate nella colonna a destra, che ringrazio tanto per tutte le occasioni di dialogo che mi hanno dato. E poi a tutti quelli che vorranno aggiungersi.

Si comincia!